27 Febbraio 2020

Autosoccorso e ricerca in valanga con il Soccorso Alpino Trentino

di: Alessio Migazzi

Durante la puntata registrata in Val di Rabbi abbiamo avuto modo di approfondire, grazie al supporto del Soccorso Alpino trentino alcune delle tecniche fondamentali di ricerca di persone travolte da valanga.

Pratiche indispensabili per un approccio consapevole alla montagna ed ai suoi rischi ma soprattutto tecniche che ogni scialpinista dovrebbe conoscere e sulle quali dovrebbe esercitarsi periodicamente così da non farsi trovare impreparato in caso di evento valanghivo.

Prima di approfondire le tecniche di ricerca in valanga è bene ricordare che nel muoversi in ambiente alpino è fondamentale avere la giusta dotazione, il corretto abbigliamento e seguire un’alimentazione adeguata alla durata dell’itinerario scelto. Nel caso di escursione con sci da alpinismo la dotazione fondamentale è costituita da ARTVA, pala e sonda.

Che cos’è l’ARTVA?

L’ARTVA o ARVA è un dispositivo radio ricetrasmittente, emittente impulsi radio su frequenza radio a 457 khz e conforme ai principi costruttivi dettati dalla normativa europea 300-718.

L’emissione delle onde elettromagnetiche di un dispositivo emittente viene quindi captato da un secondo dispositivo che, mediante l’interpretazione di un segnale acustico o mediante display LCD con indicazione della direzione, può permettere di risalire alla posizione dell’emittente. Ogni ARTVA può funzionare sia in trasmissione sia in ricezione e può essere di tipo analogico, digitale o digitale a tre antenne.

Il cancelletto di partenza o test di gruppo

Prima di partire alla volta di un’escursione è d’obbligo per tutti i partecipanti effettuare una sorta di verifica del funzionamento degli ARTVA, verrà quindi costituito una sorta di cancelletto presidiato da uno dei componenti l’escursione in cui ogni scialpinista passerà con l’ARTVA in modalità trasmissione. Colui che presidia il cancelletto avrà invece l’ARTVA in modalità ricezione e si accerterà che ad ogni passaggio il proprio ARTVA rilevi mediante segnale acustico quello dei compagni di escursione.

Fatta questa importante verifica tutti gli ARTVA saranno posti in modalità trasmissione. Da notare che gli apparecchi ARTVA moderni prevedono delle funzionalità specifiche per effettuare i test di gruppo che possono essere consultate negli appositi manuali d’uso e testate sul campo.

La ricerca in valanga con ARTVA

Sulla ricerca in valanga molto è stato scritto, la premessa d’obbligo è che solo la pratica, l’esperienza e la preparazione costante possono contribuire ad una ricerca efficace, tante sono infatti le variabili che incidono sul ritrovamento del sepolto e sull’abbattimento dei tempi che, nel caso di ricerca in valanga, sono discriminanti circa il successo dell’autosoccorso. Ragionando più in generale, in presenza di un travolto è necessario immediatamente allertare la macchina dei soccorsi componendo il 112 e dando alla centrale operativa tutte le informazioni utili all’identificazione della zona ed all’inquadramento dell’evento.

E’ quindi importante iniziare subito con la ricerca ARTVA mettendo l’apparecchio in ricezione e seguendo le indicazioni sonore o visive provenienti dal dispositivo. In questa fase è necessario saper dosare la velocità di intervento per permettere al dispositivo di elaborare i segnali raccolti e localizzarne con la maggior precisione possibile la provenienza.

Per fare ciò il CNSAS propone la metafora dell’atterraggio dell’aereo “tanto più l’indicazione numerica di distanza dell’ARTVA è maggiore, quanto più sarà necessario muoversi rapidamente, come a dover mante- nere la velocità di sostentamento. Man mano però che l’indicazione di distanza diminuisce, si dovrà rallentare fino ad ottenere movimenti calibrati e ben coordinati con le informazioni osservate sul display, in analogia alle fasi di atterraggio e arresto in piazzola di un aeromobile.”

Gli ARTVA moderni indicano infatti sul loro display anche la distanza dal sepolto, cosa che facilita di molto le operazioni di ricerca.

 

La ricerca a croce

Giunti in prossimità della zona ove si trova il trasmettitore del sepolto, l’apparecchio ricevente fornirà sul display una indicazione di inizio della fase di ricerca fine, in questa fase si procede quindi ad esplorare la zona con movimenti lungo assi perpendicolari (ricerca a croce), fino ad individuare il punto nel quale l’apparecchio fornisce la minima indicazione di distanza. Una volta individuato il punto di minima distanza, esso deve essere segnalato sul terreno ed è necessario iniziare a sondare la neve con la sonda.

Senza spostarsi dalla posizione in cui è stata rilevata la minima profondità di seppellimento, si procede quindi a sondare seguendo idealmente la traiettoria della spirale che, centrata in detta posizione, si allarga di circa 25 centimetri ad ogni giro e dove la distanza tra i successivi fori di sonda sia pari a 25 centimetri circa.

Una volta individuato il sepolto si procede al disseppellimento con pala. Come già detto sopra la ricerca ARTVA non va mai sottovalutata nella sua complessità, sebbene le moderne attrezzature agevolino e non di poco la lettura e l’interpretazione dei segnali è importante conoscere il valore della pratica, dell’esercizio e della preparazione tecnica che, nel momento del bisogno, possono risultare determinanti per la buona riuscita di un intervento di soccorso o autosoccorso.

 

Illustrazioni a cura del CNSAS

Ti è piaciuto l’articolo? leggi anche Cosa mettere nello zaino per un’escursione con gli sci da alpinismo

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AUTORE DEL POST:

Alessio Migazzi

Appassionato di management e strategia d’impresa, ha lavorato prevalentemente nel campo della comunicazione come project & marketing manager sia come responsabile di produzione di format tv, settore che tutt’ora segue con grande interesse.

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