Cima d’Asta (2487mt), Gruppo Lagorai – Cima d’Asta

Attività:

Ferrate

Trekking

  • Difficoltá
    Difficile
  • Durata:
    oltre le 8h ore
  • Lunghezza
    12 km
  • Dislivello
    1600 m
  • Altitudine Massima
    2487m slm

Cima D’Asta

Proponiamo una grandiosa escursione alla vetta di Cima D’Asta 2847, percorrendo la via ferrata Gabrielli e la dorsale ovest. Si tratta di una escursione piuttosto impegnativa, sia per il dislivello che per la lunghezza, quindi è opportuna una buona forma fisica e l’attrezzatura da ferrata. Il tratto attrezzato, a parte due scale verticali, non presenta grosse difficoltà però richiede un minimo di esperienza.

Il gruppo di Cima d’Asta si trova a sud est della lunga Catena del Lagorai, alla quale viene accomunato nelle guide e nelle cartine anche se geologicamente è un gruppo a sè, essendo questo massiccio prevalentemente granitico, a differenza del Lagorai che è porfirico. Il panorama dalla cima, dove c’è un piccolissimo bivacco, è vastissimo, verso sud le montagne degradano rapidamente verso la pianura veneta, verso nord la lunga Catena del Lagorai (visibile in tutta la sua discreta lunghezza), sullo sfondo i ghiacciai del confine italo-austriaco, mentre verso ovest svettano i perenni ghiacciai dell’Adamello-Presanella e le guglie del Brenta, infine verso est lo sguardo le ardite Pale di S. Martino.

 

Percorso escursione

Lasciata la macchina a Malga Sorgazza m 1450 abbiamo percorso la lunga strada sterrata forestale (segnavia 327) che porta alla stazione a valle della teleferica m 1647 che serve il Rifugio Ottone Brentari (circa 45 minuti. I tempi indicati sono approssimati e per una andatura tranquilla ma continua. Abbandoniamo il sentiero 327 che conduce al Bualon di Cima d’Asta, che faremo al rientro. Dalla teleferica proseguiamo per comoda mulattiera militare attraversata da molti torrentelli e poi sentiero (segnavia 380) ad ampi tornanti, con bei panorami su Val Malene. Risucchiamo una vociante comitiva di veneti con cani e arriviamo a Forcella Magna m 2117, (circa ore 2,30 dal parcheggio di Malga Sorgazza), tristemente famosa postazione strategica dapprima dell’artiglieria austriaca e successivamente snodo fondamentale del fronte italiano nel Tesino durante la Grande Guerra.

Visibilissime e numerose le tracce di fortificazioni e trincee. Fantastica la vista verso la bastionata sud del Lagorai nella zona di Cima Stellune. Siamo tentati di allungare il percorso per salire ed ammirare il magnifico laghetto sopra Forcella Magna ma, visti i 20 minuti per arrivarci secondo tabella al passo, e l’ora un po’ tarda, decidiamo che non è il caso, ripromettendoci comunque di tornarci con calma.

Dalla forcella un ripido sentiero risale il costone e quindi, aggirando lo sperone di roccia che sovrasta verso Sud la forcella, raggiungiamo per sentiero militare (ancora ben evidenti le massicciate e resti di fortificazioni) Cima Tellina e quindi alcuni meravigliosi balconi naturali con grandiose visioni su Cima D’Asta con le sue colossali placconate di granito. Poi, calando un poco di quota tra angusti canalini rocciosi e un sentierino in costa, arriviamo finalmente a quello che immaginiamo l’attacco della ferrata: uno spaventevole e gigantesco diedro verticale, che ci sbarra severamente il passaggio.

La Ferrata Gabrielli

Non abbiamo mai fatto questo percorso, che ci è del tutto ignoto: ridacchiamo nervosamente, facendo battutine, scendendo dal sentierino fino alla base del diedro e sperando che la ferrata non si arrampichi proprio di lì. Ci par di vedere anche dei luccichii sulle lisce pareti verticali (chiodi?) e cominciamo a preoccuparci… Per fortuna la ferrata ci passa a fianco e tiriamo un sospirone di sollievo. Mettiamo gli imbraghi e saliamo il micro sentiero in costa: l’inizio però non è dei più entusiasmanti, si comincia con un breve traverso senza corda, sotto un discreto salto di roccia, bisogna aggrapparsi ad un piccolo larice per passare. Poi per fortuna diventa decisamente facile: per canalini, costoni, piccole cenge e sbalzi di roccia attrezzati con cordini e qualche staffa, si sale agevolmente.

La ferrata è piacevole, varia, mai troppo difficile o insidiosa. Superata una stretta gola dove bisogna quasi strisciare in un passaggio, si riprende a piedi, ci chiediamo se la ferrata sia già finita. Dopo circa 15 minuti arriviamo sotto ad una ripida paretina con due scale a staffe verticali, per un’altezza di circa 15-20 metri complessivi (con una cengiotta a metà). Nulla di grave, andiamo su con calma e usciamo su un rampone erboso-ghiaioso. Volendo, si possono anche evitare le scale risalendo un disagevole ma non difficile canalino a fianco, dove evidentemente correva il vecchio sentiero (si intravedono ancora i vecchi segni). Arriva da sopra una coppia, un po’ titubante, ci dicono che non ci sono più scale o corde, la ferrata è dunque finita e leviamo gli imbraghi. Superata la ferrata si prosegue assai ripidamente con sentiero lungo le Cresta di Socede, con spettacolari colpi d’occhio sul Lagorai sullo sfondo, con le inconfondibili piramidi di Cima Stellune e del Cauriol che svettano sull’orizzonte.

La fatica inizia a farsi sentire, la strada è ancora lunga e tutta in ripidissima salita. Sembra di non arrivare mai, le creste si susseguono ripide e selvagge, ma finalmente la dorsale spiana ed avvistiamo Forcella di Socede m 2516 (3 ore da Forcella Magna!). Facciamo un’altra sosta per incamerare energia con tè, panini, barrette, tocco di grana. Da questo punto si scende con segnavia 375 e in poco tempo al lago e al rifugio. Poco sotto la forcella si incontra un bivio con cartelli: uno è un po’ preoccupante e dice “Cima D’Asta canalone sud – cresta ovest, percorso alpinistico non segnato”. Nel frattempo nebbioni si sono addensati sulla cima, a tratti la visibilità è davvero scarsa. Non avendo mai fatto questo tratto, siamo dubbiosi. Andiamo su? Lasciamo perdere? E’ anche tardi, sono già le 15. Mancano solo 350 metri di dislivello alla vetta.

Andiamo su. Almeno proviamo, alla peggio torneremo indietro. Seguiamo l’esile traccia che sale in costa: per fortuna, dei bollini rossi qua e là sui sassi ci rincuorano e ci indicano la via. Arriviamo in breve all’attacco del ripido canalino di sfasciumi, non sembra così terribile: saliamo bene, i bollini rossi ci danno una certa sicurezza, la nebbia va e viene ma la visibilità resta molto buona. A un certo punto il canalino si biforca, noi si va a sx come indicano delle evidenti frecce di vernice su un sasso e in poco tempo siamo fuori, in una conchetta pietrosa: la Bocchetta Canalon, alla base della cresta ovest di Cima D’Asta. In uno squarcio di visibilità guardiamo su e vediamo una ripida “sassara” che somiglia molto alla nord di Cima Stellune. Ma non ci sono problemi, risaliamo faticosamente (il dislivello inizia farsi sentire) e alle 15.50 siamo in vetta!

Giusto in tempo per vedere una nuvolazza che arriva di gran carriera avvolgendo la cima. Sul versante sud ora non si vede nulla, su quello nord la visibilità però resta buona. Diamo un’occhiata al microscopico Bivacco Cavinato (un letto a castello per 2 posti), bolliniamo la targa col logo di GIM e la cassetta del libro di vetta. La visibilità sembra in peggioramento, sia pure con brevi sprazzi di sereno, peccato perché da qui il panorama è davvero grandioso. Ci incamminiamo quindi per la via di discesa per la “normale”, ben segnata dal sentiero 364, la visibilità è discreta. Si cala sul versante est verso la Val Regana nella conca sotto la Forzeleta (m 2680), che bisogna poi risalire per circa 80 metri. Questo tratto è attrezzato con cordino. Dalla Forzeleta scendiamo quindi al Rifugio Ottone Brentari m 2480 (45 min).

Il lungo rientro

Dopo una meritata pausa ristoratrice con tè caldo, scartiamo l’idea del rientro dal sentiero della Campagnassa quando il gestore ci dice che ci vogliono altre 3 ore e mezza! Verso le 17.30 partiamo ed affrontiamo la lunga discesa di rientro, non senza sofferenza vista la sfacchinata della giornata. Abbiamo l’infelice idea di prendere la via più diretta (segnavia 327), che percorre le ripide placconate granitiche segnate coi segnavia bianco/rosso sulla roccia. Nei pressi della Baita del Pastore m 2132 incrociamo il sentiero che collega Forcella Magna. Per tutta la discesa bisogna stare bene attenti a non sbagliare un passo, il fondo è insidioso e sconnesso ed è facilissimo volare o prendersi una storta. Le ripide placconate di granito richiedono garretti d’acciaio e molta attenzione.

Poi il sentiero migliora ma è molto faticoso, con molti scalini tra le pietre. A 1800 metri finalmente, dopo ore e ore di selvagge crode, inizia la vegetazione ad alto fusto con un bellissimo bosco che attraversiamo con il sentiero che cala più gradualmente, a fianco di un bel torrente che gorgoglia rumorosomente. Arriviamo finalmente alla stazione a valle della teleferica, una liberazione. Dopo questa scalcagnata, anche la rilassante stradina di ritorno a malga Sorgazza (2 ore e mezza dal rifugio) ci sembra interminabile! Arriviamo alla macchina alle 20, sono ormai 10 ore che siamo in marcia! Giro fantastico, se decidete di farlo, partite presto.

Ricapitolando i tempi, incluse le soste foto, “ciàcere”, mangiucchiate, bevute etc. la nostra tabella è stata questa:

08.45 da Malga Sorgazza
09.30 stazione a valle teleferica
11.45 forcella magna (sosta)
15.00 bivio per canalone sud e cresta ovest
15.50 vetta Cima D’Asta
16.15 partenza discesa
16.40 Forzeleta
17.00 rif. Ottone Brentari (sosta), partenza ore 17.30
20.00 parcheggio malga Sorgazza

 

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