Giro della cavallazza m 2324

Attività:

Trekking

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  • Difficoltá
    Medio
  • Durata:
    3.30 ore
  • Lunghezza
    8.2 km
  • Dislivello
    550 m
  • Altitudine Massima
    2322m slm

SULLE TRACCE DELLA GRANDE GUERRA A PASSO ROLLE

Ecco un’escursione storico-naturalistica, ovvero il Giro della Cavallazza, una modesta ma superpanoramica montagna a sud-ovest di Passo Rolle che fu teatro, come tutta la linea di fronte del Lagorai, di cui fa parte, di sanguinosi combattimenti durante la Grande Guerra del 1915-1918.

Ancora abbondantissime le tracce in quota con trincee, camminamenti, fortificazioni, gallerie. Grandioso il panorama sulle Pale di S. Martino, sulla Valle di Primiero, sulle cime di Colbricon e sulla Foresta di Paneveggio del Parco Paneveggio – Pale di S. Martino.

IL PASSO ROLLE – CIMA CAVALLAZZA

Furono gli austriaci tra il 1863 ed il 1874 a costruire la strada che tuttora collega Predazzo con il Primiero passando per il Passo Rolle. Lo scopo era quello di garantire un agevole collegamento verso la pianura veneta e per assecondare il turismo, specie dell’aristocrazia inglese, che già in quegli anni iniziava a prendere piede attratto dalle magnifiche montagne.

Un anno dopo la conclusione dei lavori, nel 1875, era già in funzione un servizio di diligenza con corse regolari. Lo sviluppo quasi improvviso del turismo portò grandi rivoluzioni nella zona che, da luogo quasi impossibile da raggiungere (all’epoca un detto recitava grossomodo “Se entri in Primiero trova presto il modo per uscirne”), divenne una ricercata meta di villeggiatura.

Già i viaggiatori di quel periodo però avvertivano il timore di aver perso qualcosa di quelle magiche atmosfere alpestri. Scriveva Walter White nel 1874: “In passato i viaggiatori ritenevano il passo qualcosa di pericoloso, ora la loro unica emozione è la contemplazione del paesaggio”. Chissà cosa scriverebbe oggi… per fortuna le montagne non hanno perduto quel fascino selvaggio che ammaliava i viaggiatori di un tempo.

DESCRIZIONE ESCURSIONE CIMA CAVALLAZZA

Giro super-panoramico di grande soddisfazione, che tocca tre splendidi laghetti: il Lago della Cavallazza e quelli, incantevoli, di Colbricon. Non esiste un sentiero “ufficiale”, sulla carta è tracciato in nero, senza numero. L’itinerario si svolge sulle ultime propaggini orientali del Lagorai, ovvero sulle modeste cime porfiriche prima di incontrare l’immensa barriera corallina di calcare delle Pale di S. Martino.

L’itinerario percorre in buona parte il crinale, a sbalzo sulla Valle di Primiero, alzandosi gradualmente con pendenze modeste fino alla massima elevazione della Cima Cavallazza, a m 2324. Pur essendo facile e intuitivo, presenta tuttavia alcuni brevi tratti esposti dalla cima Tognazza fino alla Cavallazza Piccola, comunque attrezzati con cordino metallico, che richiedono una certa fermezza di piede.

In alternativa è possibile comunque evitare questi passaggi rimontando il costone in posizione più arretrata verso nord, per tracce di sentiero o su percorso libero. Basta non perdere di vista il crinale.

PERCORSO ESCURSIONE CIMA CAVALLAZZA

Da Trento si raggiunge Ora via A22 – Autobrennero, quindi la val di Fiemme fino a Predazzo dove c’è il bivio per Passo Rolle (circa 1 ora e 30 da Trento). Dal parcheggio di Passo Rolle, dove si lascia l’auto, si punta direttamente alla cresta della Tognazza percorrendo per pochi metri la pista di sci: volendo si può salire lungo la pista ma ci si perde subito dei bei panorami. Ci sono vaghe tracce ma il percorso è facile e intuitivo, basta tenersi leggermente a ridosso del crinale (attenzione al precipizio) e salire dei facili gradoni rocciosi.

Si cammina con lo spettacolo grandioso delle Pale di S. Martino a est e, man mano che ci si alza di quota, il vasto scenario a nord di Passo Rolle, con il Castelaz, Cima Bocche e Cima Iuribrutto: in lontananza si scorge inconfondibile la famosa parete sud della Marmolada, e la Tofana di Rozes. Spettacolosa la vista sulla Valle di Primiero e S. Martino di Castrozza. Lungo il crinale si notano a terra diversi anelli d’acciaio che servono come sicura per coloro che scalano la verticale e liscia parete sottostante (palestra di roccia).

Si raggiunge in breve l’arrivo della seggiovia Tognazza e il paesaggio perde purtroppo un po’ di poesia, subito ripresa per fortuna proseguendo senza indugio verso la Piccola Cavallazza. Alcuni tratti del sentiero, per il resto piuttosto comodo, corrono in costa a precipizio sulla valle: lo spettacolo è splendido ma conviene avere passo sicuro e non soffrire troppo di vertigini. In ogni caso i tratti più esposti, piuttosto brevi, sono attrezzati con una fune metallica. Volendo si possono evitare rimontando il facile costone in posizione più arretrata.

Il sentiero percorre il vecchio camminamento sul crinale costruito durante la prima Guerra Mondiale: un portale in pietra è ancora perfettamente conservato, così come molte massicciate fatte con pietre a secco. E’ sorprendente constatare come, a distanza di quasi un secolo, molti di questi manufatti siano ancora in eccellenti condizioni.

Si arriva in breve sulla cima della Piccola Cavallazza m 2310, che presenta un torrione roccioso completamente scavato all’interno da caverne, con le aperture sui vari versanti. Il sentiero prosegue a ridosso del crinale quindi scende di circa 100 m di dislivello alla forcella sottostante a m 2226: qui si può fare una breve digressione (meno di mezzo km) al bel lago della Cavallazza.

Scendendo ancora di quota per circa 80 metri. Visitato lo splendido laghetto, con isolotto, si ritorna alla forcelletta e si rimonta facilmente il fianco est della Cavallazza fino alla cima. Anche qui, sulla cima, sono ancora visibili delle grosse trincee, disseminate praticamente ovunque nella zona. Non è raro, vagando nelle zone meno battute, trovare ancor oggi schegge di bombe, cartucciere, fibbie e altri oggetti.

Chi scrive ricorda ancora il brivido, molti anni fa da ragazzino, di un macabro rinvenimento in mezzo alle selvagge pietraie sotto al Colbricon: dopo aver trovato 3 bombe a mano (quelle austriache col manico di legno), due proiettili di artiglieria inesplosi, cilindri di esplosivo ancora infilati nei fori di un roccione, una suola in legno con i chiodi, ecco uno scarpone con dentro… un piede! 🙁 Un ritrovamento agghiacciante e pietosissimo: dalla scarpa spuntavano tibia e perone, tranciati poco sopra la caviglia. Va ricordato comunque che è pericolosissimo maneggiare ordigni inesplosi.

LA GRANDE GUERRA

Dal Passo Rolle la vista spazia verso cime vicine e lontane, menzionate più volte nei bollettini di guerra. L’imponente mole del Cimon della Pala e le altre vette delle Pale di S. Martino superano con le loro altezze tutte le altre cime, ma non rivestono alcun interesse storico perché non furono oggetto di fatti di guerra. Invece, nelle immediate vicinanze del passo, il Castellaz, Cima Tognazza, Cima Cavallazza, l’imponente piramide del Colbricon e, più lontane, Cima Bocche, Cima Juribrutto, attraggono l’interesse dell’appassionato della Grande Guerra.

Nei primi anni di guerra tra Impero Austroungarico e Regno d’Italia il fronte della Catena del Lagorai, chiamato dagli austriaci “Fassaner Alpen” o “Alpi di Fassa” a causa di un errore cartografico, ebbe scarsa importanza strategica e gli scontri furono rari e limitati. Ma nel 1916 i piani tattici e il concentramento di truppe italiane trasformarono questo fronte in zona di aspri combattimenti fra truppe alpine specializzate delle due parti.

Il fronte tagliava in due tutte le Dolomiti con una linea che da Cima d’Asta, senza interruzione, passava per il Cauriol, il Passo Rolle, il Passo San Pellegrino, continuava attraverso la Marmolada, il Col di Lana, e ancora proseguiva per il Passo Falzarego, il Lagazuoi, le Tofane, il Cristallo e le Tre Cime di Lavaredo fino ad arrivare al Passo di Monte Croce Carnico. La particolare conformazione fisica del Lagorai orientale, irta di guglie inaccessibili e strapiombante a sud, con pochi arditi e obbligati passaggi attraverso strette forcelle, resero questa catena montagnosa un ideale baluardo contro l’avanzata del nemico italiano da sud.

Le perdite furono gravi per tutti a seguito degli estenuanti attacchi, spesso all’arma bianca, per il possesso o la riconquista di forcelle e cime, che venivano perdute e riconquistate di continuo con massacri spaventosi della truppa. Ma il nemico forse più temibile per entrambi gli schieramenti era la cosiddetta “morte bianca”: ovvero le slavine, il gelo e le bufere che nell’inverno del 1916-1917 flagellarono con violenza le cime, provocando talvolta più vittime dei combattimenti stessi.

 

Il cimitero di Ceremana accolse fino all’autunno del 1917 oltre 500 caduti di varie nazionalità dell’Impero ed alcuni italiani. Malgrado le difficoltà climatiche dovute all’alta quota fu decorosamente mantenuto per oltre vent’anni fino al suo totale smantellamento nel 1941. Alcuni anni prima erano state recuperate anche le circa 150 salme deposte nel piccolo cimitero delle Buse dell’Oro, sul versante settentrionale del Piccolo Colbricon.

Il Passo Rolle, già caposaldo di linea austriaco, fu occupato cruentemente dalle truppe italiane della colonna Ferrari (IV Armata) già alla fine del 1915. A nord dello stesso, la cima piatta e trapezoidale del Castellaz fu trasformata dai soldati italiani in caposaldo che fronteggiava le linee nemiche di Paneveggio, del Forte Dossaccio, del massiccio di Cima Bocche. Trincee coperte, resti di baraccamenti e rifugi sono ancora oggi molto evidenti sull’altopiano roccioso che costituisce la cima del Castellaz.

A sud del passo Rolle, Cima Tognazza e soprattutto Cima Cavallazza formavano una formidabile barriera per le truppe italiane risalenti da S. Martino di Castrozza: furono prese solo dopo una lotta cruenta. Dopo l’occupazione della zona e lo spostamento della prima linea verso Colbricon e il fondo valle di Travignolo, nei pressi di Paneveggio, tutta l’area fu fortificata e trasformata in acquartieramento per le nostre truppe.

Dopo i fatti di Caporetto, la zona fu abbandonata e le valide truppe che per oltre due anni vi avevano combattuto, costituirono sul vicino Monte Grappa la prima barriera contro cui batté il nemico avanzante dalla valle del Piave.

 

IL RIENTRO DAI LAGHI DI COLBRICON

Dalla Cima Cavallazza inizia il rientro seguendo il sentiero che scende sul fianco ovest che si fa sempre ripido. Quando si arriva su dei ghiaioni formati da evidente erosione, quasi d’improvviso appaiono dietro il costone a sud est le imponenti e spettacolari sagome del Sass Maor e Cima della Madonna. Si avvistano in breve i meravigliosi laghetti di Colbricon, con il piccolo rifugio omonimo sulla riva est.

In questa zona sono stati scoperti importanti ritrovamenti archeologici del periodo mesolitico (8.000 – 5.000 a.C.); il vicino passo Colbricon a quota 1922 metri infatti era ed è un passaggio obbligato per la selvaggina, e quindi un ottimo punto di appostamento. L’insediamento preistorico, uno dei più alti d’Europa a quasi 2000 metri, fu scoperto negli anni 70, con tracce di accampamenti e bivacchi di cacciatori: nel corso delle campagne di scavi sono stati portati alla luce selci, punte di lance, frecce.

E’ un luogo di magica bellezza, sul quale purtroppo grava la minaccia di un terrificante progetto di collegamento sciistico con Passo Rolle attraverso la vicina Val Bonetta, che rovinerebbe per sempre uno degli angoli più paradisiaci del Lagorai e del Trentino: speriamo ardentemente che una tale follia non si realizzi.

Dai laghi di Colbricon, in prossimità del rifugio, prendiamo finalmente il sentiero 348 che, in meno di tre chilometri, con una passeggiata quasi pianeggiante in mezzo a un bellissimo bosco di grandi cirmoli, ritorna fino al Passo Rolle.

PUNTO DI PARTENZA: Malga Rolle

PUNTO RISTORO: Malga Rolle (1910 m), Bar La Baita (1878 m) e Rifugio Laghi di Colbricon (1927 m)

CONSIGLI PER LA SICUREZZA

Attenzione sui tratti attrezzati. Il tratto attrezzato non è indicato per chi soffre di vertigini. Serve passo fermo ed equilibrio. La percorribilità dell’itinerario proposto, come tutta la morfologia montana, è soggetta a cambiamenti ambientali dovuti a eventi naturali e alle condizioni meteo. Quindi, prima di partire, consultate gli uffici turistici competenti e/o i rifugi di riferimento.

Le nostre tracce GPX sono solo indicative, cioè il percorso è stato effettuato al meglio con le condizioni dei sentieri e meteo di quella giornata. Quindi valutate sempre in loco il da farsi. Inoltre ricordatevi di valutare il percorso in base alle vostre capacità fisiche, all’allenamento e all’attrezzatura di cui disponete. È opportuno lasciare detto a qualcuno l’itinerario che intendete fare. Ricordatevi che il numero d’emergenza è il 112.

ATTREZZATURA

Si raccomanda di avere l’attrezzatura idonea al percorso, alle condizioni meteo e alla stagione: giacca antivento e/o antipioggia, mappa e/o dispositivo GPS, occhiali, crema solare, scarponi, kit di primo soccorso, abbigliamento specifico, guanti, zaino con cibo e bevande.

COME ARRIVARE

Da Predazzo SS50 fino al Malga Rolle (1,2 km prima del Passo Rolle)

PARCHEGGIO

Libero presso Malga Rolle
Coordinate GPS: 46.295944, 11.775858

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Video Escursione:

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