I TRE “GIGANTI” DEL LAGORAI OCCIDENTALE

Attività:

  • Difficoltá
  • Durata:
    ore
  • Lunghezza
    km
  • Dislivello
    m
  • Altitudine Massima
    m slm

Grandiosa concatenazione di Schliverai Spitz m 2432, Monte Croce m 2490, Monte Fregasoga m 2452 – 28/08/09
Proponiamo questa settimana una mega escursione ad anello che concatena i 3 “giganti” del Lagorai occidentale: Schliverai Spitz m 2432 (Rujoch), Monte Croce m 2490, Monte Fregasoga m 2452. Un percorso decisamente articolato tra panorami grandiosi e selvaggi.

Descrizione
L’itinerario è piuttosto impegnativo, un mini trekking per gente allenata e resistente allo sforzo: sono circa 20 km di sviluppo per 1600 metri di dislivello circa, calcolando i molti saliscendi. Non ci sono difficoltà particolari, salvo alcuni tratti fuori sentiero che richiedono un po’ di attenzione. L’orientamento, che può essere problematico in caso di nebbia o scarsa visibilità, è un po’ complicato dal fatto di dover collegare sentieri diversi, ma è comunque abbastanza intuitivo visto che l’itinerario si svolge in gran parte per le dorsali. Buona la presenza d’acqua lungo il percorso, con parecchi torrentelli/sorgenti nei pressi dei sentieri, basta ricordarsi di fare rifornimento ogni volta che è possibile.

Schliverai Spitz m 2432
Il Rujoch m 2415 ha in realtà due cime: la più alta, di pochi metri, è lo Schliverai Spitz che sovrasta il Passo di Val Mattio. Si parte dal parcheggio nei pressi di Malga Stramaiolo m 1650, che si raggiunge dal Pinetano o dalla Val dei Mocheni in direzione di Passo Redebus. Lasciata l’auto si punta, salendo per i prati, verso Malga Stramaiolo di Dentro, quindi si prende il sentiero europeo E5 che porta, in circa 40 minuti per un bel sentiero nel bosco quasi pianeggiante, , all’idilliaco Rif. Tonini m 1900. Qui inizia la salita “dura”, attaccando il ripido sentiero 340 che si arrampica sulla dorsale tra meravigliose macchie di rododendri in fiore. A quota 2000 il sentiero si biforca con una traccia non numerata ma segnata discretamente che, seguendo la dorsale a tratti pietrosa, raggiunge la cima dello Schiverai Spitz m 2432, la prima cima del Rujoch (m 2415). Arrivati a questo piunto il Monte Croce sembra spaventosamente lontano e, volgendo lo sguardo all’ancor più lontano Fregasoga, viene quasi da piangere. Ma non bisogna farsi scoraggiare: il panorama dallo Schliverai Spitz è già grandioso ed entusiasmante.

Monte Croce m 2490
Il Monte Croce è la vetta più importante del Lagorai occidentale con la sua imponenza ed i suoi quasi 2500 metri di altezza. Dallo Schliverai Spitz si cala rapidamente al Passo Val Mattio m 2310 per l’erto costone est, quindi ci si mantiene sulla dorsale che costeggia il Monte Baitol 2316, con resti di accampamenti militari della Grande Guerra. Si cala leggermente fino al Passo Scalet m 2212, che si affaccia sulla Busa di Fregasoga e sulla magnifica piana del Campiò a sudest, e sui selvaggi versanti del Croce e del Fregasoga a nord. Dal Passo Scalet il sentiero si impenna decisamente risalendo facili tracce e sfasciumi. Superato un primo dislivello il sentiero spiana e, dopo un traverso su un facile costone erboso, si arriva alla base della piramide della vetta, che si affronta con un’ultima ripida rampa fino alla cima del Monte Croce m 2490, con grande croce in ferro. Il panorama a 360° è semplicemente fantastico, da rimanere letteralmente senza fiato (vedi anche le relazioni di 2 salite invernali, dalla Val Calamento e dalla Val dei Mocheni).

Monte Fregasoga m 2452
Ora inizia la parte più “rognosa” fuori sentiero che, volendo, può essere evitata allungando un po’ il percorso, ovvero tornando a Passo Scalet e calando brutalmente di quota (quasi 500 metri!) fino a Malga Casarine, per andare a prendere il sentiero 423 che sale al Passo Fregasoga. Noi invece torniamo brevemente sui nostri passi calando di poco sotto la vetta per infilarci nel ripido ma ampio canalone ghiaioso (faticoso ma facile) a sud ovest della cima. Si cala seguendo vaghe tracce all’inizio, che poi si perdono tra le pietraie: l’orientamento tuttavia non presenta problemi, basta abbassarsi di quota fin dove finisce il ghiaione, ovvero a circa quota 2150. Di qui si deve raggiungere il Passo Fregasoga m 2219, con due vie possibilità: andando a prendere direttamente il sentiero 423 che si vede più in basso, oppure scollinare per l’ampia insellatura a sudest e aggirando il Monte Camin sul versante nord per facili tracce, quindi risalire brevemente al passo. Di qui si attacca quindi la dura ed eterna salita al Fregasoga, per sentiero-traccia che procede in costa per un tratto quindi si fa ripido con un’ultima dura rampa fino alla vetta del Fregasoga m 2452. La cima è magnifica, ampia, pratosa e pianeggiante, con un panorama eccezionale a 360° gradi, soprattutto sul Lagorai centrale.

Rientro
Ora inizia il lungo rientro. Noi siamo calati, senza alcuna traccia da seguire, lungo la dorsale ovest fino a intercettare il sentiero 468, ma lo sconsigliamo perché dopo una prima parte facile, il terreno peggiora progressivamente fino a diventare una faticosissima pietraia invasa da mughi e rododendri altri. Quindi è più conveniente scendere con direzione nordovest (tracce) e calare nella conca (m 2147) a sud della Pala delle Buse per raggiungere il Passo Mirafiori m 2047 (indicato anche come Passo di Vasoni). Poco sotto il passo, volendo, c’è il punto di appoggio di Malga Vasoni Alta m 1972, con locale bivacco). Si prende quindi il sentiero 468 fino a quota 1920 dove c’è un bivio: il sentiero ufficiale scende al Bivacco Fregasoga m 1703 mentre una traccia, abbastanza evidente, ci permette di rimanere in quota con un lungo traversone fino a raggiungere Malga Casarine m 1910. Qui le indicazioni sono un po’ carenti ma l’orientamento non è troppo difficile: si punta, salendo leggermente, in direzione sud, verso l’impluvio dove scorre il rio, qui si prende il sentiero 407 che sale lungamente, con pendenze modeste, fin quasi sotto passo Scalet. Ora si piega decisamente a sudovest per sentiero 460 e, dopo aver scollinato un’ampia sella, si cala nella bella Busona di S. Mattio m 2160. Si prende quindi il sentiero 340 che ci riporta, con un lungo e non sempre agevole traversone, in direzione del Rifugio Tonini, che si raggiunge intercettando il sentiero dell’andata e chiudendo finalmente l’anello. Dopo una sosta per rifiatare, si torna per lo stesso sentiero fino al parcheggio. Conclusioni: giro fantastico ma decisamente lungo e faticoso, come detto sono 1600 m di dislivello per un sviluppo complessivo di circa 20 km. Comunque un itinerario superconsigliato con una raccomandazione: meglio partire presto per evitare temporali estivi ed avere molte ore di luce a disposizione.

testi e foto di
Alessandro Ghezzer

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