Dolomiti di Brenta – Pian della Nana

Attività:

Trekking

  • Difficoltá
    Difficile
  • Durata:
    oltre le 8h ore
  • Lunghezza
    20 km
  • Dislivello
    800 m
  • Altitudine Massima
    2550m slm

Mini trekking di un giorno nel solitario “Pian della Nana”

Voi sapete che chi scrive non ama i luoghi eccessivamente affollati e quindi, anche stavolta, vi proponiamo un interessante itinerario nelle Dolomiti di Brenta. “Ma come?” dirà qualcuno, “il Brenta poco affollato?”.

In effetti in certi periodi, specie in agosto, queste fantastiche montagne nel Parco Naturale Adamello Brenta sono prese letteralmente d’assalto: tuttavia basta evitare le date più congestionate, e soprattutto gli itinerari più battuti, per scoprire angoli di tranquillità e solitudine inaspettati.

E’ il caso del meraviglioso Pian della Nana, a sud ovest del Monte Peller.

Pian della Nana

Fu in occasione della “caccia” al Raponzolo delle Rocce (Girovagando 2/09/2004), che avevamo potuto osservare da lontano, quasi increduli, una grandiosa distesa verde ai piedi del Monte Peller. Che poteva essere quell’enorme altopiano, a oltre 2000 metri di quota? Un rapido controllo alla nostra cartina Kompass 688 ci diede la riposta: Pian della Nana.

Fu subito inserito come meta di escursioni future, ed oggi eccoci qui a raccontarvi cosa abbiamo visto. Lungo ben cinque chilometri e largo uno, l’estesissimo alpeggio del Pian della Nana rappresenta uno dei luoghi più spettacolari dei dintorni di Tovel. Questo ampio anfiteatro naturale è situato tra 2100 e 2400 m di quota, delimitato da due dorsali; ad ovest le cime di Sasso Rosso-Cima Nana-Cima Cesta-Monte Peller e ad est Cima Uomo-Cima Vallina-Castellazzo.

La testata è chiusa a sud ovest dalla cima del Sasso Rosso m 2645, che sbarra la valle.

La geologia del Pian della Nana

Oltre che per il paesaggio da favola, questa località da anni attira numerosi visitatori per le notevoli particolarità geologiche. L’evidente forma ad anfiteatro indica che l’attuale paesaggio è stato fortemente influenzato dal lavoro dei ghiacciai scomparsi circa 12.000 anni fa. Se ne possono tuttora riscontrare tracce più o meno evidenti: dagli argini morenici, depositi costituiti da detriti accumulatisi sui fianchi del ghiacciaio, ai dossi montonati, forme di erosione risultato dell’azione abrasiva del ghiacciaio sulla roccia.

Questi ultimi si presentano solitamente come dossi di roccia levigata dalla caratteristica forma a “dorso di mulo”. Poiché Il substrato del Pian della Nana è costituito interamente da rocce calcaree, il forte carsismo superficiale ha almeno in parte cancellato queste strutture. Le forme carsiche, dovute alla dissoluzione del calcare ad opera dell’acqua piovana leggermente acida, sono comuni in questa località. Tra le microforme ricordiamo i “rinnenkarren”, fitte scanalature nella roccia più o meno accentuate.

Tra le macroforme ricordiamo doline, trincee carsiche, pozzi e grandi depressioni glaciocarsiche. Il Pian della Nana è rinomato anche dal punto di vista paleontologico. Un’interessante giacimento fossilifero si trova poco a sud del rilievo del Castellazzo, alla testata della Val Formiga, particolarmente ricco di ammoniti e brachiopodi. Il Pian della Nana è stato per anni ideale “palestra” per l’osservazione di fenomeni geologici altrove non apprezzabili con la stessa chiarezza.

Le pareti rocciose del versante nord del Monte Peller osservabili dall’omonimo rifugio o quelle del Pallon visibili dal Passo della Forcola mostrano chiaramente la roccia rossastra fittamente stratificata (scaglia rossa) con porzioni localmente delimitate da discontinuità e caratterizzate da strati scompaginati e ripiegati. Sono il segno di antichi scivolamenti in mare profondo (slumping) di quei fini sedimenti non ancora consolidati che oggi compongono la scaglia rossa. Discontinuità nella stratificazione dovute a franamenti sottomarini ben più consistenti si possono osservare dal passo della Forcola guardando in direzione est.

La parete nord di Cima Vallina presenta chiaramente la nicchia di distacco di un’antica frana sottomarina risalente al Cretaceo che ha interessato le chiare rocce carbonatiche giurassiche già solidificate. La discontinuità, che appare leggermente inclinata, è colmata da strati orrizzontali di scaglia rossa, che si sono deposti quando ancora non erano consolidati.

L’ultima di queste discontinuità, forse la più appariscente, si trova al di là del Pian della Nana, sul versante orografico sinistro della Val Madris, lungo il sentiero che da Malga Tuena sale verso Passo Pracastron. Anche qui è evidente la nicchia di distacco di una frana sottomarina prodottasi entro le massicce pareti di calcari giurassici, con i fitti strati di scaglia rossa che in seguito, durante il Cretaceo, hanno colmato la nicchia di distacco.

I fiori del Pian della nana

L’interesse botanico per questo grandioso pascolo naturale risale probabilmente al Rinascimento, quando lo studioso senese Pier Andrea Mattioli (1500-1577), medico del principe vescovo e cardinale trentino Bernardo Clesio, descrisse le piante medicinali raccolte sui monti di Cles nel libro “I discorsi nelli sei libri di Pedacio Dioscoride” (medico vissuto nel I secolo d.C.) del 1563, che rappresenta il primo testo sulla flora alpina.Più tardi, il botanico Barone Francesco Von Hausmann trovò sul Monte Peller nuove specie di piante che furono inserite nella rinomata “Flora Tirolese”.

Noi, più modestamente, osserviamo che nonostante la stagione avanzata (l’escursione è stata fatta a fine agosto), nei prati ci sono ancora moltissimi i fiori. Notiamo soprattutto i bellissimi fiori rosso-rosa di lupinella montana che colorano allegramente i prati: poi eufrasia, astro alpino, campanula di Scheuchzer, crepide alpina, genziana sfrangiata, senecione di Fuchs, dente di leone di montagna, il velenosissimo aconito napello, carline “segnatempo” (si chiude quando cambia il tempo), scabiosa alpestre, raponzolo di Scheuchzer, dafne mezereum con le sue bacche rosse, camomilla di montagna, infine intere colonie di semprevivo alpino e, sulle rocce, le immancabili stelle alpine.

Descrizione

Vista la lunghezza di circa 20 km, questo si può considerare come un vero e proprio mini-trekking: si svolge in gran parte nella grandiosa e solitaria pian della Nana, un vasto altopiano poco a sud-ovest del Monte Peller. Le difficoltà sono pressoché nulle, il percorso è apparentemente quasi pianeggiante, tuttavia vari “strappi” e saliscendi faranno ammontare il dislivello totale a circa 800 metri. L’itinerario aggira a sud la cima del Sasso Rosso di m 2645, passa nei pressi del bivacco Costanzi per rientrare lungo il sentiero omonimo per il crinale di Cima Nana.

Percorso

Dall’abitato di Cles si prende la strada carrozzabile sterrata che in circa 18 km porta al Rifugio Peller. Noi ci fermiamo 1 km prima di arrivare al rifugio, in prossimità del bivio con il piccolo laghetto Dorigat a quota 1869, dove c’è un comodo parcheggio per le auto. Qui si percorre la strada forestale che in circa 3,5 km, aggirando il Monte Peller a sud, porta a Malga Tassulla m 2090, con splendidi panorami sulla Val di Non e sulle cime del Brenta. Lungo la strada numerose marmotte di vedetta ci fanno compagnia coi loro “fischi” improvvisi.

Con un breve appostamento riusciamo a scattare qualche foto, anche se siamo senza teleobiettivo. A Malga Tassulla, dotata di bivacco intitolato a Guido Pinamonti, arriviamo finalmente alle porte del Pian della Nana che ci appare in tutto il suo splendore: la vista si perde lontano sulle praterie circondate di cime, in lontananza i nitriti dei cavalli liberi al pascolo e in fondo, a sbarrare la valle di origine glaciale, la sagoma del Sasso Rosso. Il sentiero 336 si inoltra in costa per circa 2 km, costeggiando a sud il Monte Pellerot e superando più in basso il bel bivacco “Baito Nana”.

Con una brevissima, ma consigliabile, digressione si può salire rapidamente al Passo della Forcola m 2105, da cui si gode una spettacolare vista sulla Valle di Sole. Si prosegue sempre per segnavia 336 sul fianco sud del Monte Palon fino al Passo della Nana, dove su un macigno isolato è posta una statuetta commemorativa in bronzo.

Dal passo si rimonta più decisamente ora la spalla di Cima Cesta fino a sud di Cima Nana, per aereo e panoramico sentiero (attenzione al ripido dirupo sottostante). Chi lo volesse, può salire alla cima per la spalla nord (a noi i dirupi franosi con salto finale non ci hanno entusiasmato e perciò abbiamo tirato dritto). Si traversa ora il ghiaione sotto il Sasso Rosso e si passa sul versante opposto fino a risalire il passo esattamente ad est della cima.

Con lungo traverso si cala gradualmente all’ampio Passo di Prà Castron, quindi si scende ancora aggirando a ovest le ripide pareti rossastre e avvistando finalmente il bel bivacco Costanzi m 2365. Il prefabbricato in legno, molto confortevole e con buona isolazione, fu realizzato nel 1985 dalla Sezione S.A.T. di Dimaro, dedicato al giovane scalatore Claudio Costanzi Albasini, precipitato dalla parete occidentale della Cima Nana. Può ospitare fino a 10 persone, è dotato di tavolo e panche, suppellettili.

L’acqua si trova presso una sorgente a pochi minuti di cammino, in una conca distante circa 300 metri, sotto la dorsale di Cima Nana (vi si giunge con sentiero pianeggiante). A Claudio Costanzi è pure dedicato il lungo sentiero che percorre l’intera catena settentrionale del Brenta. Inizia ora il rientro per il sentiero G. Albasini che risale il ghiaione verso Cima Nana, superata la quale attraverso la Selletta di Nana si ritorna sul sentiero 336 dell’andata.

Digressione per il rientro

Chi volesse variare il percorso di rientro può percorrere il versante che dà sulla valle di Sole, piegando a nord al Passo della Nana per segnavia 335, quindi per 308 aggirando il Palon, raggiungendo il Lago Salàre e rientrando per il passo della Forcola o, in alternativa , proseguendo per 308 fino a Malga Clesera: di qui proseguendo per strada forestale in circa 3 km, aggirando il Monte Peller a nord, fino al posteggio di Lago Dorigat.

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