TREKKING DELLE “COSTE BELLE” IN VAL DI NON

Attività:

  • Difficoltá
  • Durata:
    ore
  • Lunghezza
    km
  • Dislivello
    m
  • Altitudine Massima
    m slm

Fantastico mini-trekking di 18 km sull’Altopiano della Predaia – 3 marzo 2005
Il mini trekking che proponiamo questa settimana (con una variante) è un classico percorso escursionistico pressoché perfetto da fare in ciaspole: è la traversata delle Coste Belle (Schönleiten) sull’Altopiano della Predaia, in Val di Non. Andamento molto vario, grandi panorami, niente rampe o discese micidiali, niente costoni che in ciaspole sono molto scomodi, generalmente sicuro dal rischio valanghe, è un itinerario adatto a tutti coloro che abbiano una buona gamba, poiché 18 km in ciaspole non sono proprio una passeggiata e richiedono un certo allenamento. In ogni caso, nessuno vieta di fare anche dei tratti parziali. E’ un percorso particolarmente adatto anche allo sci escursionismo (però con qualche breve tratto un po’ rognosetto in discesa) che presenta, tra l’altro, il vantaggio di molti “punti di fuga” (rientri) in caso di maltempo o altri problemi, grazie alla forestale sottostante che corre parallela sotto al percorso in quota.

Descrizione
Il percorso si svolge in gran parte per il lunghissimo e panoramico crinale che collega il Corno di Tres con il Monte Roen (vedi anche escursione sul M. Roen). Si accede dalla Predaia (dal dialetto “pradaia” = prati o prateria) in Val di Non, un vasto altopiano ondulato disteso fra i due profondi canyon della Val di Toc e Rodeza, da secoli utilizzato per lo sfalcio dai contadini di Taio, Tres, Vervò, Sfruz, Smarano e Coredo. Dal Rifugio Sores in circa 4 km (in gran parte strada forestale) ci si porta in quota a circa 1700-1800 metri, dopodiché il percorso si snoda sempre a ridosso della lunghissima ed ampia spalla che porta al Roen, con continui saliscendi e leggeri dislivelli), e grandiosi squarci sulla sottostante Val D’Adige coi paesi altoatesini di Margreid (Magré), Kurtasch (Cortaccia), Tramin (Termeno). Arrivati quasi a ridosso del Roen alla Bocca di Val Calana, con eventuale breve salita al punto superpanoramico dello Schwarzer Kopf (Testanera), si abbandona il passo e si inizia il rientro, scendendo per la stretta Val Calana e poi per la lunghissima strada forestale che ci riporta a valle fino al punto di partenza, al Rifugio Sores.

Percorso
Il percorso è di solito ben frequentato dagli escursionisti locali e, a meno di nevicate abbondanti o recentissime, si trova quasi sempre una traccia su cui fare affidamento (sempre cum grano salis e cartina alla mano). Si parte a piedi dal Rifugio Sores m 1205 lungo la strada forestale per sentiero 503. Dopo circa 1 km occhio al bivio (ce ne sono parecchi ma basta seguire la strada principale): si deve tenere la sinistra e raggiungere il Rifugio Predaia m 1400. Dopo un altro km si arriva ad una radura pianeggiante detta “Bus del Spin”, una spianata poco a monte della quale vi è una interessante voragine carsica profonda 70 m. Di qui si continua per la forestale fino alla Malga Rodeza m 1570 (detta anche Malga di Tres). Qui bisogna fare un po’ di attenzione perché se non c’è la traccia sulla neve bisogna arrangiarsi a trovare la giusta direzione, ovvero il sentiero 525b che, subito a nord della malga (presso la grande croce), si alza e si dirige con un traversone verso nord est, in direzione dell’ampia insellatura Costa Larga. Di qui in poi i problemi di orientamento sono quasi risolti, poiché il percorso si sviluppa in gran parte a ridosso del crinale. Da Costa Larga si risale, tra spettacolari larici centenari, il costone di Cima Battaglione di m 1700, costeggiando il pauroso salto a precipizio sulla Val D’Adige. Si prosegue raggiungendo la località S. Barbara (capitello) quindi una leggera discesa fino a Passo Predaia. Superato il passo si risale di nuovo, sempre a ridosso del crinale, si costeggia il biotopo di flora protetta Schönleiten fino alla bella Baita Kuhleger (m 1819), luogo ideale per una sosta al riparo. Nei pressi c’è una panca sull’orlo del costone a sbalzo sulla Val d’Adige da cui si gode un panorama fantastico. Si prosegue ancora, per percorso praticamente pianeggiante, incontrando dopo circa 1 km e mezzo presso il passo Grauner Joch m 1800 (Giovo di Coredo) l’intersezione con la strada che sale da Graun (Corona). Tiriamo dritti, dopo un altro km incontriamo la tabella per il sottostante Schweigel Hutte m 1837, che però non si vede dal sentiero. Andiamo ancora avanti, risalendo brevemente il crinale possiamo vedere il panorama della Val d’Adige con il Lago di Caldaro.

Il punto panoramico Schwarzer Kopf
Siamo quasi al giro di boa, una breve discesa ci porta alla Bocca di Val Calana, con una grande croce in legno detta Wetterkreuz o “Croce del Tempo” a quota 1868. Se le gambe reggono ancora, si può affrontare la modesta salitella (160 metri di dislivello per 1 km scarso) fino alla Schwarzer Kopf (Testanera), un punto panoramico davvero grandioso. Si inizia il rientro quindi scendendo per la ripida Val Calana (circa 1 km), che è l’unico punto un po’ “rognoso” per chi ha gli sci da sci-escursionismo. La valletta è ripida e stretta e gli spazi di manovra piuttosto angusti: se la neve è dura o peggio ghiacciata, meglio levarsi gli sci e scendere questo tratto a piedi invece di fare i soliti traversoni. Non ci sono grossi pericoli comunque: la zona è tutta boscosa e, alla peggio, si fa un bel frontale con un abete. Alla Malga di Coredo vecchia a m 1624 si può fare una bella sosta (la strada è ancora lunga), in caso di maltempo c’è un locale sempre aperto. Dalla malga si prende la strada forestale, inizialmente pianeggiante e in costa, con segnavia 530, che punta diretta a sud. A questo punto non ci sono più problemi di orientamento, basta seguire la forestale che con leggeri saliscendi per circa 3,5 km raggiunge la Malga Nuova di Coredo m. 1562. Si scende ancora per altri 2 km scarsi per la bella forestale nel bosco, e dopo due tornanti attraversando la angusta Val de la Lama prestare attenzione al bivio, si deve mantenenre la strada in quota che sbuca nella spianata del Bus del Spin, ovvero ricongiungendosi con il percorso dell’andata. Ancora altri 3 km scarsi di discesa e si arriva finalmente al Rifugio Sores dove abbiamo l’auto.

Variante di discesa
Potendo contare su due auto, una da lasciare circa 3,5 km più a nord in località Sette Larici, è possibile allargare il percorso ad anello e scendere con una lunga discesa (tutta su strada forestale) per la Val di Calana e Val Verdes. Da Malga Coredo vecchia si punta decisi verso valle lungo la stretta Val Calana fino a raggiungere quota 1238 (croce) dove si incontra la lunga forestale (4 km circa) che porta fino ai Molini di Verdès e quindi, calando gradualmente, fino a raggiungere il rifugio Sette Larici a quota 1145. Di qui si piglia l’auto lasciata al mattino e si raggiunge il Rif. Sores.

Ma come cavolo fate a scendere?
E’ la domanda più frequente che ci sentiamo rivolgere quando noi sci escursionisti, razza ormai in estinzione, incontriamo gli sci alpinisti, che ci guardano come se fossimo marziani o quasi. In ogni caso percepiamo quasi sempre un vago senso di compatimento, probabilmente siamo considerati alla stregua di masochisti. E in effetti il dubbio a volte ci coglie, specie quando affrontiamo impervie discese o bestemmiamo in mezzo ai mughi. Ma poi, quando ci capita di salire leggiadri come caprioli (evabbè), non di rado risucchiando con la nostra leggerissima attrezzatura gli sci alpinisti nel loro goffo “ciabattamento”, ogni perplessità scompare rapidamente. Lo sci-escursionismo è un ritorno alle origini antiche dello sci, quando non esistevano scarponi di plastica, attacchi di sicurezza, alzatacchi o rampanti: ci si muove con la massima naturalezza, lo sci diventa un prolungamento fisico del piede che neanche pare di averlo. In effetti è difficile immaginare la discesa con gli stretti scietti da sci escursionismo e soprattutto il tallone libero. Eppure si può! Ovviamente bisogna dimenticarsi le curve a serpentina, per ripiegare su prosaici traversoni e robusti dietro-front da fermi. Ma con questa tecnica rudimentale è possibile scendere praticamente dappertutto. Se poi la neve non è particolarmente infame, cioè gelata, crostosa, cementizia o papposa, si possono affrontare entusiasmanti discese con un’impagabile leggerezza. E se si cade pazienza, fa parte del gioco, anzi può essere persino divertente fare a gara con chi cade di meno nella comitiva. Poi rarissimamente ci si fa male (tocchiamo ferro) poiché il piede non è bloccato allo sci dall’attacco e dallo scarpone rigido. Scendere con gli scietti a tallone libero richiede ottimo equilibrio, agilità, sensibilità di gambe e di piede. Ovviamente un minimo di tecnica di discesa, magari acquisita in precedenza sulle piste, o con gli sci di fondo, aiuta parecchio. Lo sci escursionismo è un modo atavico di girovagare in montagna che ha un fascino tutto particolare: la grande naturalezza della camminata e l’attrezzatura ridotta ai minimi termini ci fa sentire tutt’uno con la natura.

testi e foto di
Alessandro Ghezzer

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