VIA FERRATA GUSTAVO VIDI – DOLOMITI DI BRENTA

Attività:

  • Difficoltá
  • Durata:
    ore
  • Lunghezza
    km
  • Dislivello
    m
  • Altitudine Massima
    m slm

Pié fermo e assenza di vertigini per uno spettacolare sentiero attrezzato
Mentre tutti si accalcano sulle celebri vie ferrate delle Bocchette sulle Dolomiti di Brenta, noi proponiamo un’escursione molto meno frequentata ma non per questo meno interessante: la via ferrata Gustavo Vidi.

Sentiero attrezzato Gustavo Vidi
In realtà, più che una via ferrata tradizionale, si tratta di un sentiero parzialmente attrezzato che attraversa il grandioso versante occidentale della Pietra Grande m 2937. Il percorso richiede passo fermo e assenza di vertigini: lunghi tratti in cengia sono piuttosto esposti e senza alcuna protezione, basta un piede in fallo o uno scivolone per volare di sotto per centinaia di metri giù per i dirupi. Precisato questo, il sentiero Vidi non presenta difficoltà di rilievo: il tratto più ostico in discesa è attrezzato con cordini e scale. Obbligatoria l’attrezzatura di sicurezza con casco, imbrago e moschettoni. L’itinerario può essere percorso indifferentemente in entrambi i sensi, noi lo proponiamo in senso orario. Sviluppo complessivo circa 10 km (partendo da Poza Vecia), dislivello crica 1000 m.

Percorso
Da passo Campo Carlo Magno, sopra Campiglio, nei pressi dell’impianto del Grosté, si prende la strada sterrata che raggiunge il parcheggio in località Poza Vecia m 1763 (volendo si può accorciare il percorso salendo con l’impianto). Si risale lungo le piste fin quasi al Rifugio Graffer m 2261, da dove parte il celeberrimo sentiero Costanzi n 336 che si percorre nella facile parte iniziale. Con un lungo traversone si rimonta una corona di rocce fino ad un grande anfiteatro formato dal versante ovest della Pietra Grande m 2937. Qui si avvistano facilmente gruppi di camosci sui grandi ghiaioni. Il sentiero si impenna verso un canalino ghiaioso, quindi si inoltra, quasi pianeggiante, lungo una cengia piuttosto esposta. Attenzione, un piede in fallo e si vola!
Aggirato uno sperone roccioso il sentiero riprende a salire fino a Gli orti della Regina, un balcone panoramico a quota 2522 dal quale possiamo vedere il sentiero Costanzi che prosegue in quota traversando il ripido ghiaione sotto cima Vagliana, in direzione della Val Gelada. Qui abbandoniamo il sentiero Costanzi per affrontare, nella direzione opposta, il sentiero attrezzato G. Vidi, che percorre una lunga cengia che attraversa tutto il fianco ovest della Pietra Grande. Il percorso si svolge a mezzacosta, con dislivelli minimi. Le difficoltà tecniche come detto sono pressoché nulle ma il sentiero, largo sui 40 cm e in certi tratti anche meno, corre quasi sul filo del precipizio senza alcuna protezione e perciò bisogna fare molta attenzione a dove si mettono i piedi. Dopo un lungo traversone a quota quasi costante, si raggiunge circa a metà strada una simpatica panchina in legno dedicata alla guida alpina Natale Vidi, che invita a tirare il fiato.
Il sentiero prosegue con l tratto attrezzato con cordino fisso, quindi con alcune scalette si superano piccoli salti per attraversare un angusto canalino. Si affronta ora un tratto in ripida discesa, facilitato da scalette e cordino fisso. Quindi il brivido finale: un ultimo tratto di angusto sentiero senza protezioni sul ciglio di un burrone con 300 metri di “volo” sotto. Si arriva quindi su una larga spalla rocciosa dove si possono finalmente allentare le chiappe :). Grandioso il panorama sulla zona di Passo Grosté. Si cala un po’ di quota senza grosse difficoltà con qualche scaletta e un piccolo ponticello con corrimano di cordino (m 2582 circa), dove il panorama sulla Val di S. Maria Flavona, il Lago di Tovel e i Grostedi lascia davvero senza fiato. Si scende ancora con alcuni tratti esposti, quindi si entra in un canalone finale assai ripido che si scende senza però problemi fino al Passo del Grosté m 2432 e al nuovo Rifugio Stoppani. Di qui si prosegue verso valle per sentierelli, pezzi di pista e strada forestale fino al parcheggio.

testi e foto di
Alessandro Ghezzer

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